Caro Draghi, vacciniamo di più e chiudiamo di meno

11.03.2021

di Lorenzo Gioli

Abbiamo salutato con favore la nascita del Governo Draghi. Era, con ogni probabilità, la miglior soluzione a cui potessimo aspirare in questo periodo di crisi. Tutti i partiti - tranne Fratelli d'Italia e qualche altro parlamentare - hanno deciso di sostenere questo esecutivo per condurre il Paese verso una nuova Ricostruzione. Proprio come accadde nel Dopoguerra, quando Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti anteposero l'interesse nazionale alle proprie divergenze politiche. Tuttavia, l'ampio sostegno di cui gode questo governo non lo esime dal commettere errori: l'Italia ha superato i centomila morti, la crisi economica sta per raggiungere livelli insostenibili e qual è l'unica misura che stiamo adottando a un anno dall'inizio della pandemia? Chiudere il più possibile seguendo acriticamente le direttive del Cts. Lo stesso paradigma del precedente esecutivo che rischia di portarci a un punto di non ritorno.

Allo scoppio dell'emergenza, per quanto dannose da un punto di vista economico e psicologico, le chiusure erano più comprensibili proprio perché nessuno sapeva che cosa avessimo di fronte. Oggi, dopo dodici mesi di stop and go, non possiamo tacere davanti a tanta improvvisazione: la chiusura delle scuole e delle attività produttive così come il coprifuoco alle dieci sono misure che altri paesi stanno già cominciando ad abbandonare.

Come ha scritto Federico Rampini in un accurato reportage su La Repubblica (6 marzo), a New York hanno riaperto le sale cinematografiche con mascherine obbligatorie e sedili alternati. Alcuni stati a guida repubblicana come il Texas hanno abolito l'utilizzo della mascherina e non sembrano esserci segnali di peggioramento. Il governatore democratico della California Gavin Newsom ha annunciato il rientro a scuola entro il 1 di aprile. Queste progressive riaperture, di cui in Italia non si vede neanche l'ombra, hanno subito comportato una considerevole ripresa economica: 379 mila nuove assunzioni. Un ottimo risultato se si tiene conto che, a differenza nostra, l'America non ha mai attuato un lockdown totale, ma soltanto chiusure chirurgiche limitate ad alcuni Stati e a specifiche aree di rischio. Gli enormi passi avanti degli Stati Uniti nella lotta al Covid sono in larga parte dovuti all'efficiente piano vaccinale con cui è stato inoculato il 25% della popolazione con una media di 9 milioni di persone al giorno.

Spostiamo lo sguardo sul nostro continente. Nonostante alcuni paesi come l'Austria di Kurtz e la Germania di Angela Merkel siano andate sul mercato acquistando vaccini di tasca propria, l'Italia continua ad affidarsi a Madre Europa. Prima di iniziare a produrre in Italia lo Sputnik dovremo aspettare l'approvazione dell'Ema. Tuttavia, i tempi biblici con cui l'agenzia europea per il farmaco approverà o meno il vaccino rischiano di mettere a repentaglio molte vite. Tenendo conto dell'efficacia del vaccino di Vladimir Putin, certificata da molti virologi, occorrerebbe aggirare l'Ema passando dalla "legge 648 del'96 che dà modo di utilizzare in Italia farmaci non ancora approvati, in caso di urgenza e necessità" (lo ha suggerito Matteo Bassetti in un'intervista a QN).

L'unica via per debellare la pandemia e per tornare a vivere non è chiudere in modo indiscriminato condannando a morte migliaia di imprese e attività produttive, ma vaccinare il più possibile come hanno fatto altri paesi. Confidiamo che il premier Draghi, dopo aver sostituito Domenico Arcuri con il generale Figliuolo, vaccini il più rapidamente possibile. Preservando così non solo la salute ma anche l'economia.