Mario Draghi e il fallimento della Politica
Perché Mario Draghi rappresenta il fallimento della Politica

È assai probabile che da qui al 2023 Mario Draghi governerà il nostro Paese traghettandolo, si spera, verso quella ricostruzione che il precedente esecutivo, nato da un'alleanza raffazzonata e priva di visione politica, non era riuscito a garantire.
Draghi è senza dubbio una figura di alto profilo. Ha sfidato a viso aperto Angela Merkel anteponendo l'interesse italiano al volere dei tecnocrati. Si è guadagno il rispetto dell'intero assetto istituzionale presiedendo un organo importante come la Banca Centrale Europea. Eppure, la sua ascesa a Palazzo Chigi, oltre a rappresentare una speranza, suscita anche alcune riflessioni sul fallimento della Politica. Se il Presidente della Repubblica si è rivolto a un tecnico per ultimare il piano vaccinale e contrastare la crisi economico-sanitaria, è proprio perché ultimamente la Politica ha dato il peggio di sé.
Ha ragione Andrea Cangini, già direttore del Quotidiano Nazionale ed ora senatore di Forza Italia: "Il governo Draghi non sarà la causa della morte della politica, ne sarà l'effetto". E ancora: "La politica era già morta. È morta quando un avvocato di passaggio si è trovato a guidare due governi di segno opposto, quando un partito non-partito fondato da un comico si è stabilmente piazzato al potere, quando il Pd ha perso tanto la bussola quanto la dignità, quando due partiti di opposizione hanno rifiutato di assumersi responsabilità dirette preferendo invocare elezioni che sapevano di non poter avere, quando il Parlamento è stato prima amputato da un taglio demagogico e poi esautorato delle proprie funzioni costituzionali" (HuffPost, 2 febbraio).
Oltretutto, non è la prima volta che la Politica abdica al proprio ruolo, affidando ogni potere a una "figura esterna". Come abbiamo scritto più volte su questo sito, durante l'emergenza Covid governo e presidenti di Regione si sono affidati acriticamente ad una ristretta élite di virologi che, essendo competenti soltanto nel loro ambito, non sono riusciti e non riusciranno mai - piccolo promemoria per il professor Draghi - ad avere una visione di ampio respiro. Per mesi i giornali hanno assecondato, se non addirittura cavalcato, questo fenomeno. Così siamo finiti per occuparci del solo aspetto sanitario, ignorando ogni altra implicazione economica, sociale e perfino psicologica. Almeno oggi a brandire lo scettro del comando è un economista con una lunga esperienza di governo a livello europeo (si tratta dunque di un tecnico "a metà").
Confidiamo che l'ex capo della Bce, proprio grazie all'indipendenza che tutti gli riconoscono, agisca consultando sì il parere dei virologi ma senza esserne succube come è invece accaduto all'Avvocato Giuseppi, forse il peggior premier della storia repubblicana, prima alfiere del Sovranismo e poi guru della Sinistra. Fra le tante incognite di queste ore, ce n'è una che colpisce più di tutte: quando al termine della legislatura si tornerà al voto, la Politica avrà finalmente imparato la lezione? Tornerà a servire la sua vocazione originaria? Come canta Lucio Battisti, lo scopriremo solo vivendo...