Qual è il segreto del consenso in Politica?

16.04.2021

di Francesco Michelini

Sembra ormai che i politici, sia in periodo di elezioni che non, siano sempre in campagna elettorale. Il tempo passato in piazza, in televisione e gli innumerevoli post che compaiono con costanza sui social network non sono altro che la speranza di raccogliere consensi e poter stare al potere per il più tempo possibile. Dimostrare di avere mantenuto una promessa o avere vinto una battaglia politica è anche questione di rispetto per l'elettore e di soddisfazione per il politico.

Ma questa forte propaganda, che mette in mostra tutte le opere compiute o forse no, è l'unico segreto per essere possibilmente rieletti? La risposta ce la dà uno dei più potenti uomini politici della Storia, la quale anche oggi si dimostra Magistra Vitae (maestra di vita); considerando sempre che la società e il sistema politico attuale siano differenti da quelli passati. L'uomo suddetto è Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto: 57 anni al potere, 45 anni dei quali da solo, 13 volte console, Princeps Senatus (Primo fra i senatori), Pontefice Massimo, primo imperatore di Roma e dal 2 a.C. Pater Patriae (padre della Patria). L'uomo che espanse e rafforzò i confini di Roma istituendo municipi e colonie, riformò l'esercito e abbellì Roma mediante grandi infrastrutture.

Augusto, oltre a condurre una vita umile, vivendo in una casa da modesto cittadino e indossando vestiti fatti in casa, nella sua opera Res Gestae (definite da lui i suoi atti e non le sue imprese) scrive: "Restaurai il Campidoglio e il Teatro di Pompeo, entrambe opere di grandi spese, senza farvi iscrivere il mio nome." In queste parole si scorge il genio politico di Augusto, il quale sosteneva che prima della propria popolarità ci fosse la Patria e nonostante la sua grandezza, che con le numerose riforme crebbe sempre di più, non si montò mai la testa, rifiutando anche la divinizzazione, avvenuta solo dopo la sua morte. Questo non significa assolutamente non fare propaganda, anche perché Augusto attraverso un apparato propagandistico molto efficacie gestito da professionisti tra i quali Orazio, Ovidio e Mecenate riuscì a persuadere le masse popolari, sfruttando qualsiasi mezzo propagandistico possibile del tempo: la letteratura, l'epigrafia, l'architettura monumentale e l'iconografia, raggiungendo i circoli dotti e le masse, il centro come la periferia di Roma.

Non si può dunque dire che il potere di Augusto sia soltanto stato dato dalla sobrietà né dalla propaganda ma da un perfetto equilibrio fra esse e amor di Patria. Un'armonia che ultimamente sembra un po' mancare e che di conseguenza comporta delle grandi carenze e delle difficoltà nello sviluppo della società e del benessere collettivo a danno di tutti noi. E' tempo dunque di riprendere i nostri valori perduti e di cominciare a riconoscere la nostra bandiera e le nostre radici in quanto tali, senza dimenticarci mai che le radici profonde non gelano.